La dieta chetogenica mediterranea multifase versione #GeraciNutrizionista PARTE 2

In molte situazioni la dieta chetogenica non va bene proprio per il suo essere fortemente sbilanciata: è infatti controindicata in gravidanza, durante l’allattamento, nei periodi di crescita dell’adolescenza e dell’infanzia; nei soggetti già in terza età, nelle epatopatie e altre situazioni in cui le funzionalità del fegato sono già stressate; medesima cosa per i reni e in tutti gli altri stati clinici importanti.

Questo approccio richiede una certa “sensibilità individuale”, e/o l’uso di strumenti analitici che assicurano di rientrare perfettamente nell’ambito della “chetosi ideale”.

 

Di quali alimenti si avvale la “keto diet”?

Di cibi internazionali (a volte difficili da trovare) come l’avocado, la soia, l’halloumi (formaggio cipriota), la segale, pane chetogeno, dolcificanti e così via…

Il fine è consumare cibi che rispettino parametri diversi, più grassi o più proteici, e che non contengono carboidrati. Inoltre devono essere ipocalorici.

Banditi del tutto i frutti mediterranei (si possono consumare solo mele, pere e arance), i legumi, buona parte degli ortaggi (patate, peperoni, zucca): luce verde per verdure e integratori di sali minerali e vitamine.

Non viene ricercata la stagionalità, l’assenza di additivi o di tecniche manipolative degli alimenti. Ma tutti questi aspetti, misurati per poche settimane e soprattutto (ma non solo) in situazioni di obesità grave di II o III livello, preparazione a interventi (es. chirurgia bariatrica), scarsa risposta metabolica ad altre terapie alimentari, possono essere “perfezionati” con valide sostituzioni mediterranee. Ed è proprio con questo tipo di cambiamento che ho “profilato” il mio personale studio di dieta chetogenica mediterranea multifasica, con un costante monitoraggio dei miei pazienti che hanno scelto di seguirla.

 

Come funziona la dieta chetogenica?

Il nostro organismo, in particolare il sistema nervoso centrale, ha bisogno di glucosio per sopravvivere. Quando non possiamo mangiarlo o utilizzare (carenza di insulina), il corpo che fa? Sviluppa delle risposte di autoproduzione, utili ad esempio nei casi di carestia, durante i lunghi digiuni specie nei secoli passati (quando i pasti regolari non erano per tutti) o nei Paesi in via di sviluppo in cui ancora oggi si soffre la fame.

Sono strategie utili anche nei casi di malattie come il Diabete di tipo 1 (carenza) o durante una fatica fisica estenuante e prolungata, e vengono utilizzate le nostre riserve di grasso ma con un alto spreco di energia e formazione di residui metabolici detti appunto corpi chetonici (acetone, acetoacetato e 3 beta-idrossibutirrato).

 

Durante un dimagrimento “normale”, tali corpi chetonici vengono prodotti in minime quantità e facilmente smaltibili con le urine e la ventilazione polmonare; nella dieta chetogenica i corpi chetonici sono tantissimi, una quantità così alta da abbassare il pH sanguigno (questo calo è detto chetosi, chetoacidosi).

Ci sono diversi range di chetosi, ma solo una è davvero efficace per il dimagrimento: quella compresa tra 1,5 e 3 mmol/l (millimoli per litro, detto punto Sweet spot o Bruciagrassi) misurabile nel sangue o nelle urine con l’aiuto di striscette colorate; avere valori oltre 3 compromette lo stato di salute, soprattutto in caso di diabete di tipo 1 o in altre malattia.

Dunque è importante non solo misurare lo stato di chetosi, ma non superare mai i tempi programmati poiché la chetosi costringe fegato e reni a lavorare di più proprio per smaltire le tante scorie prodotte in eccesso.

L’abbassamento dell’acidità del sangue, chetoacidosi o chetosi, modera anche l’appetito (effetto anoressizzante).

 

Non mi stancherò mai di ripetere quanto sia fondamentale seguire un programma alimentare su misura e calibrato: non basta eliminare degli alimenti; al contrario bisogna consumare proprio quei cibi indicati nelle diete in adeguate dosi, con l’obiettivi di ottenere benefici ed evitare danni sulla salute.

Dato che “la misura della chetosi” non è selettiva, devo controllare ciò che mangio con estrema attenzione poiché non ho misure certe che mi spiegano con chiarezza se, ad esempio, sto consumando molti (troppi) grassi a discapito dei carboidrati.

Inoltre non possiamo eliminare completamente i carboidrati proprio perché, come accennato sopra, alcuni tessuti come quello nervoso funzionano “quasi esclusivamente” a glucosio.

Ecco perché non preparo mai diete nelle quali uno o più elementi vengono eliminati completamente: è una scelta sempre dannosa per la salute, specie se protratta nel tempo.

La regola è la moderazione ed essere seguiti da un professionista.

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