Cosa sono gli alimenti ultra-processati?

Ho sempre consigliato a pazienti e amici di comprare alimenti sfusi, cioè senza alcun tipo di confezione: carne dal macellaio, pesce dal pescivendolo, verdure e frutta dall’ortolano, al banco del mercato o in azienda agricola e così via.

Questo “invito” alla consapevolezza negli acquisti ha un obiettivo protettivo ben preciso nei confronti della salute e del benessere presente e futuro dell’organismo.

Evitando “cibi confezionati” limitiamo gli “attacchi” continui degli additivi contro il nostro corpo. Attacchi che nel tempo sono diventati troppi e sempre più spesso “diabolici”, perché si presentano in quantità infinitesimali, cioè così piccole da non essere nemmeno citate nelle etichette, e quando lo sono vengono utilizzati cifre e vocaboli astrusi.

Ma il mercato “spinge” verso cibi confezionati per svariati motivi (reali o meno): per motivi igienici, per evitare sprechi; tutto però a discapito del potere nutritivo di quel dato alimento.

Ma cosa sono i cibi ultra-processati? Sono alimenti che hanno subito diversi processi di trasformazione industriale prima di essere confezionati e distribuiti sul mercato.

Tali processi possono modellare, sottrarre o aggiungere sostanze, raffinare, modificare la struttura dei cibi fino a trasformali nei prodotti confezionati che arrivano sulle nostre tavole.

I cibi ultra-processati contengono una lunga lista di ingredienti (da cinque in su) di cui molti sono additivi artificiali e cioè coloranti, emulsionanti, edulcoranti o addensanti usati al mero scopo di esaltarne i sapori e renderne più gradevole la consistenza.

Pochi, invece, i nutrienti utili per l’organismo come vitamine, microelementi, sali minerali e fibre.

I cibi ultra-processati sono inoltre alimenti che creano dipendenza proprio come il tabacco e alcol. A dimostrarlo, diverse ricerche internazionali come quella pubblicata sulla rivista medica British Medical Journal.

Il problema non riguarda soltanto brioche, snack, bevande e patatine. Tocca le pizze surgelate, le braciole, le polpette, le cotolette, gli involtini di carne, e moltissimi alimenti panati in modo fantasioso e strapieno di additivi chimici.

I preparati di pesce, come il noto fish & chips, ad esempio vengono pastellati e impanati con farina di grano tenero tipo “0”, amido di mais, farina di mais, sale, lievitanti: difosfato disodico, carbonato acido di sodio.

Un’altra curiosità è il famoso “panko” usato spesso come panatura casalinga fatto con farina di grano tenero, amido di mais, destrosio, sale, emulsionante: E471.

Scegliere un’alimentazione naturale non significa appartenere semplicemente a una categoria etica alimentare, ma abbraccia un significato molto ampio e cioè stare attenti a ciò che si compra e si mangia contro tutte quelle diciture dal mero “significato di mercato”.

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