Alimenti a fini medici speciali, perché un soggetto sano non deve consumarli

Da anni è davvero facile trovare sugli scaffali dei supermercati confezioni dei cosiddetti alimenti speciali. Si tratta di pasta senza glutine, pasta di legumi, latte senza lattosio e così via.

Questi alimenti, tecnicamente nominati come alimenti a fini medici speciali (AFMS), stanno assumendo un ruolo sempre più rilevante nel panorama nutrizionale e sanitario, rappresentando una risorsa fondamentale per la gestione di specifiche patologie.

Ed è questo il punto su cui oggi voglio soffermarmi, e cioè che gli AFMS sono prodotti alimentari destinati a soddisfare le esigenze nutrizionali di persone affette da determinate patologie, disturbi specifici o condizioni mediche particolari.

Gli AFMS sono formulati per essere utilizzati sotto supervisione medica poiché il loro è un ruolo delicato, di sostituzione di quei regimi alimentari normali impraticabili per individui con condizioni, come dette, uniche e particolari.

Infatti usarli in maniera impropria può portare a diverse complicazioni o a un mancato trattamento delle esigenze nutrizionali del paziente.

La supervisione medica e nutrizionale garantisce ai pazienti di ricevere il prodotto più adatto alle loro condizioni, nelle quantità appropriate e, nel caso di manifestazioni collaterali, anche una gestione veloce e un monitoraggio continuo e puntali di tali effetti.

Ecco alcuni esempi: la pasta senza glutine è per soggetti celiaci, latte senza lattosio per chi non digerisce il lattosio o per gli allergici; gli alimenti aproteici per chi soffre di insufficienza renale; acqua gelificata per la gestione dietetica della disfagia; e ancora sostituti proteici privi di fenilalanina per i sofferenti di fenilchetonuria (PKU).

L’elenco è lungo: gli alimenti senza zucchero sono per i diabetici; i sali iposodici e asodici per i cardiopatici.

Più in generale, il mio consiglio è che i soggetti sani, senza alcuna particolare problematica, non usino tali alimenti.

Nonostante non sia ancora presente una regolamentazione in tal senso, è bene seguire la buona logica.

Mi è capitato di avere tra i miei pazienti soggetti che tollerano il glutine ma che scelgono di consumare pizza o pasta senza glutine perché, secondo loro, è più digeribile.

Tuttavia, seguire la dieta di un soggetto celiaco con una certa frequenza espone il soggetto normale a variazioni della flora microbiologica con il rischio di “predisporsi” a intolleranze future, smontando inoltre gli equilibri di una dieta sana.

Una cosa fondamentale di cui bisogna essere consapevoli è che l’alimento speciale è un prodotto industriale super-processato con tutto ciò che ne consegue e con costi davvero elevati.

Voglio aggiungere che i prodotti senza glutine sono più calorici rispetto ai corrispondenti con glutine perché addizionati di grassi. Non solo, hanno anche un alto indice glicemico, quindi la quantità di zucchero nel sangue aumenta dopo il loro consumo saziando meno. Hanno anche meno fibre, sali minerali e vitamine. La stessa cosa vale per gli alimenti aproteici. Il risultato è una lieve disidratazione e la formazione di calcoli renali nelle persone predisposte.

La mia considerazione finale, dunque il mio consiglio per voi, è il seguente: consumare alimenti speciali per chi non soffre di nulla può andar bene solo se fatto raramente; non deve mai diventare un’abitudine poiché, a lungo andare, tale decisione comporta difficoltà evidenti di salute e, in molti casi, anche economici.

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