La passata di pomodoro è un rito di famiglia: sveglie antelucane e catena di montaggio con nonni, adulti e piccini pronti a imbottigliare il nettare di un ortaggio prezioso, ricco di tante buone sostanze nutritive. Finita la preparazione, il pranzo è sempre la pasta con la salsa di pomodoro e tanta ricotta infornata grattugiata, il tutto adornato dall’immancabile foglia di basilico.
La passata di pomodoro dei miei nonni iniziava con una precottura in forno a legna dentro grossi tegami; poi veniva passata più volte con passa verdure a mano per eliminare bucce e semi spremendola al massimo, imbottigliata e tappata; infine pastorizzata in grandi bidoni metallici posti sul fuoco a legna e fatti sobbollire per almeno un’ora.
La passata dei miei genitori ha seguito un po’ il passo della modernità e così utensili elettrici e cotture a gas sono stati inseriti nella tradizione.
TECNICA 1
Selezionare i pomodori più maturi, lavarli e sbollentarli leggermente non superando i 60 °C per non distruggere i nutrienti; scola i pomodori leggermente e passarli col passatutto almeno due volte; miscelare la passata e riempire i contenitori di vetro perfettamente puliti e sterili. Pastorizzate in acqua calda a bollore per 60 minuti(almeno).
TECNICA 2
Un’altra tecnica parte dal pomodoro crudo, lavato e frullato, poi passato e messo a colare. Questo viene imbottigliato in vasetti e sterilizzato per 60 minuti, poi lasciati raffreddare nell’acqua, infine asciugati e riposti in dispensa facendo attenzione che i tappi (le capsule) siano chiusi ermeticamente e che si sia creato, quindi, il sottovuoto.
Se il tappo di metallo si lascerà schiacciare, vuol dire che la conserva non è sotto vuoto.