La cultura mediterranea deve riconquistare i giovanissimi. Proprio così: ragazzini e adolescenti si stanno allontanando sempre più dai sapori delle nostre tradizioni territoriali, spinti a essere alternativi sia dal luccichio delle “novità” non proprio salutistiche, e quasi sempre d’importazione, che da un’età complicata, di rottura alla ricerca della propria identità.
Ho sentito tanti discorsi sull’etica nell’ambito alimentare, sull’importanza della salute e del benessere dei nostri giovanissimi e delle nostre ragazze; peccato che restano quasi sempre belle parole sospese nell’aria.
Di fronte alla forza del denaro, in pochi riescono a resistere, e anche i più subdoli processi seduttivi vengono accettati senza un confronto, ancora di più se, a tradire i principi di partenza, è poi un grande marchio economico.
Vi faccio un esempio: il cinema. Ci siete stati ultimamente?
È il luogo simbolo di svago e intrattenimento culturale, un punto di incontro sicuro per amici, famiglie, coppie: almeno dovrebbe esserlo. Ma quel che “trasuda” dalle sue pareti in verità sono grassi nocivi, deformazioni alimentari e tanto bombardamento acustico (che presenta obiettivi ben specifici) a decibel sovrumani.
La prossima volta che andate al cinema, quindi, guardatevi intorno, osservate con attenzione: potreste essere ammaliati da “finti” manicaretti saturi-lipidici spappola-fegato, o magari potreste cedere di fronte a una delle tante bevande super zuccherine collaboratrici attive del diabete; o ancora trovare pietanze “ipersalate” e “iperadditivate” che esaltano finti sapori. Insomma potreste essere tentati a tal punto da scegliere per voi o per i vostri ragazzi uno di questi “peccati” servito dentro contenitori enormi, rumorosi e molto molto costosi.
C’è anche un altro aspetto a me poco comprensibile e riguarda questa necessità di spingere la gente a mangiare per tutta la durate del film. Perché? Si tratta di una nuova “bad habit”? Una consuetudine che non solo disturba il silenzio in cui si dovrebbe rigorosamente guardare il film, ma per niente vicina alla nostra salute: bidoni di popcorn, patatine in sacchetto, bicchieroni di coca-cola proprio nel luogo in cui vogliamo rilassarci di fronte a un film che ci distragga e ci faccia sognare. E forse è proprio qui il nostro punto debole: abbassiamo le “armi” del livello dell’attenzione rispetto a quello che abbiamo intorno e che, in quel dato momento, ci sta bombardando. Così il gioco è fatto!
Ad esempio, prima dell’inizio di un film qualsiasi, ci sono tantissime immagini ambigue proprio per il messaggio che trasmettono. Mi è proprio sembrato di ravvedere delle decisioni ipocrite e poco coerenti dei “colossi economici” a capo delle scelte commerciali e di marketing. Non basta, almeno secondo me, colorare di verde i sacchetti di plastica o creare filiere ecologiche di “facciata” con attributi di biologicità, basse emissioni se poi, al primo vero cambiamento da fare, chi decide si gira dall’altra parte per non intaccare i margini dei profitti.
In quel quarto d’ora prima dell’inizio della pellicola, specie se si tratta di film per ragazzi, fornite al contrario informazioni ecologiche, etiche, morali, sulla Costituzione Italiana; insomma “date” qualcosa che aiuti a crescere sul serio, a far ragione sul futuro e sul passato.
Andare al cinema ha un costo; il biglietto che permettiamo ai nostri ragazzi di comprare o di cui noi stessi usufruiamo lo paghiamo con i soldi che abbiamo guadagnato nel tempo. Se scelgo di godere di un film al cinema anziché alla TV, se decido di regalare ai miei figli il sapore di una dimensione artistica unica e preziosa, vorrei – per lo meno mi piacerebbe – che il messaggio che resterà alla fine nelle loro menti sia costruttivo e di arricchimento, e non programmato per meri fini utilitaristici.