Mangiare e bere insieme è sempre servito a rafforzare l’accordo e l’amicizia, soprattutto nei periodi di festività, quando maggiore è l’opportunità di riunire parenti ed amici alla stessa tavola.
Bisogna concedersi alla tavola, almeno nei giorni comandati, ossia la cena della vigilia, il pranzo e la cena di Natale, il pranzo di Santo Stefano (dove abitualmente si consumano gli ‘avanzi’), la cena della vigilia di Capodanno, il pranzo e la cena di Capodanno, ed infine il pranzo dell’Epifania.
Nei giorni liberi, bere molta acqua, evitando eccessive abbuffate che possono causare dei malesseri digestivi.
Preferire i piatti “succulenti” tradizionali e non gli spropositi di soli dolci.
In quei giorni mantenete il numero dei pasti includendo la colazione e la merenda a base di frutta nel tardo pomeriggio. Evitate di saltare i pasti per abbuffarvi al pasto successivo. Mangiate tutto con moderazione limitando la frutta secca, i sughi complicati, gli alcolici, ed i dolci, – da preferire – quelli alla ricotta e non alla crema poiché ha lunghi tempi digestivi.
Non esagerare con i Panettoni o Pandori a cui consiglio di abbinare una tazza di tè per aumentare il senso della sazietà.
La tradizione
Precedentemente agli anni ’50 i dolci natalizi erano quelli a base di ricotta (calzoni, cannoli, bignè, cassate, continentale, ecc.), o di torroni, mentre a casa le donne preparavano i buccellati o cassatelle (con i fichi secchi), i biscotti col vino cotto o con il miele.
Per chi non poteva permetterselo, la frutta secca, l’uva passa, i fichi d’india conservati, erano la felicità di vecchi e bambini.
Ritornare alla scelta di questi prodotti o portarli in dono, è un modo di dire NO agli additivi, garantendo nel tempo le nostre sane tradizioni.