L’aumento dell’uso della plastica è la prima causa, a livello planetario, della formazione di rifiuti nei mari. L’uso così intenso di questo materiale sta invadendo aree sempre più estese degli Oceani. I rifiuti di plastica – galleggianti, sommersi o adagiati sui fondali – si frantumano via via in particelle sempre più piccole diventando microplastiche o, persino, nanoplastiche.
In maniera intuitiva, i pesci ed in generale tutti gli alimenti di provenienza marina, sono i più esposti a questi inquinanti; le microplastiche vengono inghiottite e sono presenti nello stomaco e nell’intestino dei pesci, parti che di solito vengono scartate dai consumatori. Il pericolo tuttavia non è da sottovalutare: crostacei e molluschi bivalvi (quali ostriche e cozze ad esempio) vengono mangiati per intero (al contrario dei pesci). Secondo alcune ricerche internazionali, una porzione di cozze, organismi filtratori per eccellenza, di 300 grammi circa contiene 7 microgrammi di plastica.
Il rischio di essere esposti e di ingerire microplastiche si estende anche al sale marino se non opportunamente filtrato e depurato; mentre le microplastiche possono trasferirsi nei tessuti, le nanoplastiche possono addirittura penetrare le pareti cellulari con forti rischi per la salute. Ad esempio nelle microplastiche si possono concentrare alte percentuali di policlorobifenili (PCB) ed idrocarburi policiclici aromatici (IPA): due agenti molto inquinanti; mentre dalla frammentazione degli imballaggi vengono rilasciati elementi tossici come gli ftalati e il bisfenolo A (BPA), spiacevolmente noti per interferire con i sistemi ormonali di vertebrati, fra cui gli esseri umani, e di invertebrati.
Il problema della sempre più alta presenza di micro e nano-plastiche ha un carattere mondiale e riguarda tutte le popolazioni. Ovviamente rischi maggiori sono rilevati nei mari “più chiusi” o con poche aree di sbocco, come ad esempio il Mar Adriatico; l’incidenza poi aumenta se sono presenti fiumi molto grandi a loro volta inquinati dalla presenza di plastica. Ma non bisogna sottovalutare nemmeno i rischi legati al terreno: le micro e nano-plastiche ne cambiano persino la composizione e gli esseri umani le possono trovare dentro prodotti impensabili: miele, birra, acqua, dentifrici con microsfere, creme esfolianti, scrub, shampoo e saponi.
Infine, e non solo per una questione di stile e di gusto, non si dovrebbero mai consumare i pasti usando le stoviglie di plastica come piatti, bicchiere, forchette (meglio vetro, ceramica, acciaio). Persino un cibo sano, cucinato in modo genuino e con sapienza viene subito avvelenato.