C’è un pesce che non è un pesce che in estate è meglio non calpestare dati suoi tentacoli urticanti. Si tratta di un animale senza ossa, un invertebrato: sto parlando dell’anemone di mare della famiglia delle attinie.
Che sia commestibile, i popoli del Mediterraneo lo sanno da millenni; l’anemone si nutre di pesci e di piccoli crostacei, ha un gusto deciso, dato dalla roccia a cui si abbarbica.
Si conosce in tante lingue: in Spagna ortiguillas, in Sardegna orziadas, nel Salento irdicule o verdicule, jùjime in Calabria, insomma è noto quasi ovunque lungo le coste del Mar Mediterraneo, ma è la nostra Sicilia che vanta la tradizione più antica.
Difatti sin dai tempi dell’Archestrato di Gela, poeta e scrittore del IV secolo a.C., le anemoni di mare vengono mangiate. Consumate principalmente nel trapanese, in provincia di Catania e nelle isole Egadi e nella mia città: Milazzo. Qui sono conosciute come ogghiu a mari, nome di derivazione francese – oeillet de mer – che significa appunto anemone di mare.
Esistono tantissime specie di anemoni; quella che ci interessa è l’Anemonia sulcata, una delle poche specie commestibili e ritrovabili nel mar Mediterraneo, in particolare nel Mar Tirreno.
La raccolta avviene d’inverno quando l’acqua è fredda e l’anemone non pizzica più di tanto (la pesca è vietata nelle zone protette); per farla ci vuole un cucchiaio storto e la bassa marea. Potete anche usare dei guanti o un semplice coltello, purché facciate attenzione a staccarla delicatamente.
Alcuni esemplari di grandi dimensioni possono raggiungere persino due o trecento grammi.
Dopo la raccolta, vanno messe in un retino e sciacquate abbondantemente e con forza in acqua di mare in modo da eliminare la sabbia e i sassolini che si insediano tra i tentacoli.
Evitate di raccogliere le attinie se siete soggetti allergici, poiché i tentacoli urticanti, oltre al prurito, possono scatenare allergie. Vietate anche per chi soffre di allergie ai molluschi e ai crostacei.
Una volta a casa, vanno pulite con attenzione e sciacquate più e più volte; poi lasciate asciugare su un canovaccio pulito, successivamente infarinate con la farina di semola, e fritte per pochissimi minuti in olio caldissimo. L’olio in eccesso va fatto sgocciolare e le anemoni vanno consumate ancora calde, magari condite con succo di limone. Sono letteralmente un’esplosione di sapore.
L’ogghiu a mari può essere preparato anche bagnandolo nell’uovo e infarinato successivamente con pangrattato conzato con pecorino, prezzemolo, sale e pepe nero.
In Sardegna si possono gustare persino sulla pizza, in altre regioni Italiane anche con la pasta.
È considerato un piatto prelibato e sono molto ricercate, raggiungendo costi mediamente elevati.
L’anemone di mare non ha un particolare valore alimentare, anzi è quasi nullo; tuttavia per gli estimatori di frutti di mare rappresenta una vera leccornia.
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