EDUCAZIONE ALIMENTARE
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L’educazione alimentare familiare è fondamentale per prevenire fenomeni di anoressia e/o disturbi del comportamento legato all’alimentazione. Gli/le adolescenti, cercando drasticamente di raggiungere un peso per loro accettabile, scelgono quasi sempre di seguire le cosiddette “diete fai da te” o, ancor peggio, quelle “prestate” da altri. Si tratta di regimi alimentari ben lontani da una dieta sana ed equilibrata.
Ricorrere a regimi selettivi, eliminando completamente alcuni gruppi alimentari come i carboidrati (pane, pasta, ecc.), abusando di altri gruppi alimentari come le carni, le verdure e così via, provoca carenze nutrizionali fondamentali per la crescita.
I regimi alimentari molto restrittivi, utilizzati anche per raggiungere categorie di peso con finalità sportive e in tempi ultra rapidi, sono molto dannosi specie per chi è in “fase di crescita”.
Nel tempo, gestioni alimentari del genere possono portare al totale rifiuto del cibo, instaurando così disturbi alimentari di tipo restrittivo e di inappetenza volontaria.
È fondamentale che la famiglia segua una “struttura” alimentare equilibrata e onnivora che faccia da modello ai figli. In tal senso, anche i genitori devono evitare diete modaiole; il messaggio positivo non può e non deve essere quello che ricorrere a pillole, a sostitutivi di pasto, a integratori presi senza alcuna motivazione, a digiuni, a eliminazioni di gruppi alimentari sia la soluzione corretta per risolvere un problema di linea!
Non conosciamo ancora tutti gli elementi che portano al disturbo alimentare nel bambino e nell’adolescente. Si tratta, infatti, di patologie multifattoriali; certo è che una dinamica familiare alterata soprattutto col rapporto con il cibo potrebbe funzionare da innesco.
Fare prevenzione è dunque fondamentale. Avere un rapporto sereno con il cibo che stimoli e sviluppi autonomia alimentare è essenziale per una crescita sana e in salute; inoltre, in assenza di patologia, nessun alimento va precluso.
Le famiglie dovrebbero quindi proporre un’alimentazione varia, mediterranea, senza imporre regole rigide. Sarà poi il bambino crescendo a determinare il suo personale carattere alimentare.
Il bambino deve costruire il proprio rapporto gli alimenti, un rapporto di scoperta. Per raggiungere tale equilibrio, i genitori devono fare una spesa varia, consumare tante cibi di ogni tipo preferendo quelli stagionali, a chilometro zero, non industriali e diminuire le dosi di cibi grassi e dei dolci.
Un mio consiglio: tenere a casa un portafrutta sempre pieno con prodotti di stagione, avere verdure fresche a disposizione, variare i secondi con regolarità, consumare pane, pasta e riso perché fondamentali nelle fasi della crescita.
I nostri figli ci imitano. Ciò significa che nessun bambino mangerà qualcosa che noi non vogliamo. La consapevolezza alimentare parte da noi.
Quando notate che vostro figlio sta aumentando o diminuendo di peso, provate da subito, con gentilezza, a dare una raddrizzata; se però le vostre scelte non dovessero essere sufficienti, parlate con un professionista dell’alimentazione così da creare una dieta fatta di alimenti sani e ben proporzionati.
Chi viene da me, cioè chi sceglie di rivolgersi a un nutrizionista esperto, cerca di limitare i danni che comportamenti errati potrebbero avere anche a lungo termine. Bisogna giocare d’anticipo, cercando di evitare problematiche dannose per la salute, per il corpo e per la mente.
SEGNALI
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I genitori mi chiedono spesso quali sono i segnali a cui prestare attenzione, cosa bisogna osservare come elemento premonitore e non sottovalutare. A seguire alcuni comportamenti indicativi.
Ortoressia, vigoressia sono termini che indicano la ricerca ossessiva del perfezionismo alimentare. L’alimento, prima di essere scelto e consumato, viene “analizzato in modo maniacale”: quante Kcal, quanti grassi, quante proteine. Spesso si tratta di cibi acquistati online o soltanto in negozi specializzati (negozi bio, market per intolleranti, ecc.)
La giusta alimentazione non è una sfilza di regole matematiche, ma di regole fisiologiche, patologiche, comportamentali, sociali, naturali e geografiche e, sempre più spesso, anche economiche (tutto cambia a seconda della disponibilità economica della famiglia).
L’uso inconsueto del bagno, specialmente alla fine del pasto (vomito, lassativi, integratori), è un altro comportamento da tenere sott’occhi.
Anche quanto tempo i vostri ragazzi dedicano all’alimentazione è un fattore importante; talvolta è eccessivo, tanto da sacrificare anche gli affetti familiari e gli amici. Lavano, puliscono, tagliuzzano, tritano, manipolano, impastano gli alimenti così a lungo da snervare chi li guarda. A volte, i genitori che li aspettiamo per consumare il pasto insieme, rimangono delusi perché questo comportamento è costruito in modo da allontanarsi dall’ora del pranzo o della cena in famiglia, tutti insieme.
Quando i ragazzi mangiano da soli, i genitori hanno difficoltà a capire che cosa e quanto hanno mangiato.
Non hanno in mano la situazione, contrariamente a quanto a volte si crede. Non riescono a vedere il mostro che li divora da dentro ed è per questo che diventa difficile aiutarli davvero a interrompere questo loop.
Il supporto professionale multidisciplinare è la scelta che suggerisco sempre in situazioni del genere. Bisogna rivolgersi a nutrizionisti, psicologi e psichiatri, gastroenterologi dei centri dell’Educazione e dei Disturbi Alimentare.
Soltanto un team preparato coglie il centro del problema del ragazzo/a attivando azioni che arrivano all’unico risultato che conta: aiutare gli under 18 a volersi bene.