Durante i tanti anni di attività professionale, mi è capitato di imbattermi anche nella sindrome di Behçet. Si tratta di una malattia autoimmune, rara e poco conosciuta, in cui il sistema immunitario attacca i propri vasi sanguigni (cioè le vene e le arterie) infiammandoli.
Mi sono trovato, quindi, a cercare soluzioni per pazienti affetti da una vasculite persistente nel tempo (per l’appunto cronica) che, tra l’altro, può coinvolgere molti organi.
Anche in questo caso, la chiave per mitigare la condizione della malattia è quella alimentare.
Non sto parlando naturalmente di “soluzioni definitive”, ma di limitare alcune manifestazioni e diversi sintomi, tipici di un quadro clinico molto complicato.
Studiando la situazione complessiva di alcuni pazienti, ho potuto constatare che gli stessi trovano sollievo dall’eliminazione di tutti gli alimenti conservati. Una scelta del genere, infatti, evita l’assimilazione di buona parte degli additivi alimentari sintetici che, di certo, non “portano” attività salutistiche.
Un approccio completo (ove possibile) garantisce la quantità di nutrienti di cui il l’organismo ha bisogno; ma, nei casi difficili, è chiaro che – quando le condizioni intestinali lo permettono – consumare erbe e frutta fresca diventa fondamentale per l’integrazione di vitamine, sali minerali e oligoelementi (necessari al funzionamento biologico),
Le funzionalità intestinali vengono agevolate dal consumo di verdure cotte e poco filamentose; e non solo: riducono anche i sintomi legati a gonfiore e fermentazioni.
La frutta che indico è quella di tipo mediterraneo: fresca, in abbondanza, dai costi ridotti. Va bene frullata, sebbene sia preferibile masticarla.
Le considerazioni su frutta e verdura sono importantissime nella malattia di Behçet perché la costipazione (talvolta caprina) è quasi sempre presente. Aggiungere fibre in grandi quantità, dalla mia esperienza, non è sempre la corretta soluzione: spesso tale surplus causa un aumento di gonfiori vari. Ciò che consiglio, invece, è bere: l’acqua da consumare ogni giorno si aggira intorno ai 2 litri e mai eccessivamente fredda.
A chi ha la cattiva abitudine di non bere abbastanza, cioè non riesce a consumare la quantità indicata, consiglio l’utilizzo di tisane tradizionali (buccia limone, alloro, camomilla); di consumare pietanze brodose e, ancora, di bere frequentemente ma a piccoli sorsi, magari con l’aiuto di una cannuccia.
Anche al contrario, cioè alla diarrea, bisogna rispondere con tanta acqua: si tratta del modo migliore di (re)integrare la perdita di sali minerali e liquidi.
Il primo pasto della giornata, la colazione, deve essere consumata giornalmente cercando di renderla completa. Serve a evitare “sgarri” durante la mattina. A questo pasto, si può accompagnare uno spuntino leggero in tarda mattinata per poter arrivare a pranzo senza sentirsi affamati in modo sconvolgente.
Il pranzo dovrà essere completo di proteine, carboidrati, sali minerali, grassi, vitamine, fibre, oligoelementi; basta consumare un secondo di carne o pesce, un contorno di verdure, un po’ d’olio d’oliva extravergine e del pane fatto con il lievito madre, avendo però l’accortezza di cambiare ogni giorno tipo di secondo e di contorno (è davvero necessario seguire un piano alimentare mediterraneo vario). 1 o 2 volte a settimana bisogna scegliere una zuppa di legumi che completa e integra i fabbisogni nutritivi, tranne nei casi di comorbilità intestinali (cioè quando coesistono più patologie diverse nella stessa persona).
Tardo pomeriggio: la scelta ricade ancora una volta sulla frutta di stagione (400-500 g giornalieri sono più che sufficienti).
Per cena è bene alternare dei bei primi all’italiana con verdure, pesce o carne; minestroni; in alcune occasioni anche la pizza; insalate accompagnate con del pane; degli antipasti da me specificati nei piani ad hoc.
Questo un quadro alimentare completo.
L’obiettivo è consumare un piatto unico, come vuole la nostra tradizione mediterranea, e così i pasti saranno più abbondanti, risparmierete tempo sia nella preparazione che nel risistemare la sala pranzo, e potrete dedicarvi ad altre attività.
Non mangiate mai in stoviglie di plastica (piatti, bicchieri e forchette). Un cibo genuino, ben preparato, viene avvelenato immediatamente. A casa usate solo bicchieri di vetro, piatti di ceramica e posate d’acciaio.
Fondamentali sono, quindi, la rotazione e il ricambio stagionale degli alimenti che garantiscono l’integrazione.
Le cardiopatie che spesso accompagnano chi è affetto dalla sindrome di Behçet possono essere “gestite”, dando un certo sollievo, con diete iposodiche, magari favorendo l’uso di sale marino integrale con il suo naturale apporto di iodio, al fine di agevolare la funzionalità tiroidea.
I crampi muscolari, le frequenti afte, talvolta il sottopeso trovano sollievo da una alimentazione mediterranea specifica, che tiene conto di tutto il quadro clinico.
Da evitare, alimentazioni mirate al solo dimagrimento. Bisogna, anche in questo caso, imparare a mangiare. Ed è proprio la creazione di un “giusto” modello alimentare – anche qui – il mio obiettivo: un piano che non si allinea alle diete realizzate negli ambiti di intolleranze, o ancora vegane, vegetariane, iperproteiche e così via, ma che sia perfetto per contrastare la situazione cronica suddetta.